Cala in maniera importante il numero di popolazione in età scolare.
A fotografare la situazione sono i dati Istat da cui emerge il notevole crollo delle nascite che si ripercuoterà pesantemente sulla popolazione scolastica dei prossimi 20 anni. Infatti nel 2042 nella scuola secondaria di secondo grado si registreranno oltre 760 mila studenti in meno, di età compresa tra i 14 e i 18 anni. Dalla scuola dell’infanzia alle superiori, quindi, si potrebbe assistere a una “perdita” pari a quasi due milioni di bambini e ragazzi in meno presenti nelle nostre classi.
Nel prossimo anno scolastico, 2023/2024, nelle scuole si registreranno 130mila studenti in meno con un conseguente calo di iscrizioni universitarie.
Naturalmente meno studenti significa anche meno docenti in servizio, meno personale ATA, meno dirigenti scolastici e quindi meno lavoro per il personale del mondo della scuola e anche se per il prossimo anno, l’organico docenti è stato riconfermato , i numeri negativi sono tali che senza un’inversione di rotta è difficile garantire una cattedra per tutti.
Che il calo demografico avrebbe avuto un forte impatto sulla scuola, questo ce lo aveva già detto il PNRR. Infatti, uno dei vincoli imposti dal Piano di Ripresa e Resilienza è proprio l’adeguamento dell’organizzazione degli istituti all’andamento anagrafico della popolazione studentesca che nei prossimi anni darà luogo a un ridimensionamento della rete scolastica, con forti ripercussioni soprattutto nel Mezzogiorno.
Tra il 2021-2022 e il 2024-2025 gli istituti che spariranno a seguito di dimensionamento scolastico ,saranno circa 700 e si passerà da 8158 a 7461 per poi arrivare al 2032, secondo le previsioni dei sindacati a circa 6.885 scuole . Ciò comporterà un “taglio” dei dirigenti scolastici e DSGA mentre per quanto riguarda l’organico docenti ,nei prossimi anni rischierebbe di passare dalle attuali 684mila cattedre a circa 558mila nel 2033/34 , cioè una riduzione di 10/12mila posti di lavoro ogni anno.
Il ministro Valditara intervenendo con un video agli Stati Generali della natalità t , ha lanciato l’allarme in merito alla denatalità prevista dichiarando che bisogna dare risposte su questo tema e che la denatalità
“dovrà condurre a nuovi criteri di formazione delle classi, dovrà condurre ad una revisione dei criteri di formazione degli organici. Non si tratta di ragionare soltanto su un mero salvataggio delle cattedre a rischio, ma si tratta di proporre vedute più ampie e lungimiranti che il mio dicastero ha particolarmente a cuore e che vanno all’insegna della lotta alla dispersione scolastica, all’insegna di una sempre maggiore efficacia della formazione”.